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NOVENA a San Valentino (dal 05 al 13 febbraio)

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NONO GIORNO Il buon Pastore mette la vita per le sue pecorelle. Questa paurosa sentenza del Redentore suonava lieta nel cuor di Valentino in quella notte suprema, che in merito della sua confessione venìa dal carcere trascinato al supplizio. Quando porse il collo alla spada del carnefice, unì il suo sacrificio a quello di Gesù, offrendosi per la gloria di Dio, per la pace della Chiesa, e per l’edificazione e salvezza del suo popolo, la tutela del quale volava ad assumere eternamente in cielo. Così suggellò col sangue la testimonianza di quella Fede, che con tanti sudori avea propagata e difesa; di quella Carità per la quale si era tutto trasformato in Gesù Cristo; di quella pastorale sollecitudine con cui prosperò la sua greggia, di quella fortezza sacerdotale con cui scompigliò le potenze delle tenebre. Rallegriamoci, o Fedeli; del glorioso fine del nostro inclito Concittadino e Pastore, S. Valentino; e poiché la Provvidenza fece la nostra Patria custode delle sue ossa, ispiriamoci in

NOVENA a San Valentino (dal 05 al 13 febbraio)

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OTTAVO GIORNO Il Divin Redentore nel dare la missione agli Apostoli li qualificò Agnelli in mezzo ai lupi: con che dimostrò, che il modo di combattere e vincere il mondo era il patire per Lui. S. Valentino ne diede in se medesimo la più splendida prova là nel tenebroso carcere, in cui fu gettato dal Prefetto Placido; ne diede prova sotto il nembo de’ crudeli flagelli, che dilaniarono ed insanguinarono il suo corpo; ne diede prova nella lunga serie degli insulti, co’ quali una feroce empietà si sforzò di stancare la sua pazienza. Ei gioiva tra i supplizi, sapendo di far vivo ritratto dal suo Divin Maestro; ed a misura che abbondavano in lui i patimenti di Cristo, sovrabbondavano quelle consolazioni che, ignote ai superbi della terra, si sperimentano soltanto dai discepoli della Croce. Non ci illudiamo, o Cristiani: alla gloria del Salvatore non si giunge che pel calice della passione. Accettiamo noi questo calice? Ma i lamenti nelle calamità, gli sdegni nelle persecuzioni, i rancori nel

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SETTIMO GIORNO L’odio alla verità fu sempre la caratteristica d’un mondo bugiardo: quindi le contraddizioni e la guerra alla Chiesa Cattolica ed ai suoi Pastori e ministri. Il fiero Prefetto Romano Placido si sdegnava che il santo Vescovo di Terni Valentino sfolgorasse colla luce dl Vangelo il regno del demonio; ed a sviarlo dal suo Apostolato, lo assalì colla usata duplice arma, lusinghe e minacce. Ma Valentino non era la mobil canna trastullo de’ venti: Ei non palpitò, non istette in fra due, non istudiò di conciliar Cristo con Satana. Ma sentendo di poter tutto ai conforti di chi tutto può, disprezzò lusinghe, non curò minacce, e seguitando a predicare di maggior lena Gesù Crocifisso, diede prove solenni al tiranno, che le arti dell’ipocrisia e i terrori della forza brutale sono più deboli della fragilità umana , quando è armata dalla Fede. V’ha oggidì, o Cristiani, egual fermezza per sostenere la verità e la giustizia? Egual coraggio per osservare la legge di Cristo? Ahi! Quante e

NOVENA a San Valentino (dal 05 al 13 febbraio)

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SESTO GIORNO Ogni Pontefice, secondo l’Apostolo, è un mediatore tra il Cielo e la terra, ordinato a riconciliare col mezzo de’ sacrifizi e delle preghiere Dio col suo popolo, sopportando le miserie di coloro che ignorano ed errano. Quanto fosse a Dio gradita la mediazione del gran Vescovo S. Valentino, lo attestano gli strepitosi miracoli, che Dio stesso operò per mano di Lui. Il Signore non solo gli diede un cuore da Apostolo per compatire l’ignoranza di chi errava, ma gli concesse una destra taumaturga, per iscuotere coi portenti i figli dell’errore, e tirarli alla scuola della verità. Dalle sponde del Nera Valentino non operò che meraviglie; di che i pagani stupefatto e vinti, poterono discernere il Dio vivente dagli dei che non vedono e non vivono. Noi ricorriamo sovente alla mediazione del Santo ma per quali favori? Sanità di corpo, liberazioni da’ disastri, prosperità temporali: ecco l’oggetto unico delle nostre preghiere. Eppure il maggior de’ bisogni è la salvezza dell’anima e

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QUINTO GIORNO Per ridurre al sentiero della giustizia il popolo Ebreo, pose Iddio in bocca del Profeta Geremia la sua parola, con piena potestà di edificare e distruggere, di piantare e sradicare, d’erigere ed atterrare. Similmente fece quando volle chiamare alla luce della verità il popolo di questa Città: Ei mise la sua parola in bocca al Santo Pastore Valentino; labbra come spada a due tagli, commesse, conquise, trionfò: e fugati gli errori, abbattuti i falsi Dei, guadagnati gli idolatri, fece regnare sulle rovine del paganesimo la Croce del Nazareno. Né ciò soltanto in Terni, ma operando in una cerchia più vasta si estese in tutta la valle del Nera e paesi limitrofi. Tutto si arrese alla predicazione di Valentino, e le più cospicue famiglie, fra le quali quella di Cratone, rinunciarono al Gentilesimo per obbedire a Cristo. La parola di Dio si fa sentire anche a noi; eppure se v’ha chi l’ascolta v’è anche chi la travisa, se v’ha chi si converte, v’è chi la rifiuta v’ha pure chi s’in

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QUARTO GIORNO L’episcopato, al dire di S. Agostino, non è un nome d’onore, ma di travaglio; ed era perciò per il nostro inclito Pastore S. Valentino, una palestra bene acconcia a segnalare la sua Fede operante per la Carità, l’idolatria predominante, il fanatismo per tutti gli errori, il feroce amore di tutti i vizi formarono il teatro, dove Egli mostrò ad evidenza che la Carità di Cristo tutto imprende, tutto sostiene, tutto vince. Sfidò i falsi sapienti, combatté gl’increduli, tollerò gl’ignoranti, affrontò la superbia, le ambizioni, le malignità, gli sdegni dei figli delle tenebre: Ei fu maggiore di tutto: ed a misura che crebbero i contrasti e i perigli, crebbe il suo spirito, crebbero le conquiste al Vangelo. Ben poté dirsi di Lui coll’Apostolo, che la Carità di Cristo lo muoveva, l’incalzava, lo stringeva, e che il suo vivere era Cristo, e Cristo viveva in Lui.   La via del Cielo, o Cristiani, è angusta e spinosa, ed è mestieri di grandi sforzi a superarla. Or che speriamo noi co

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TERZO GIORNO Quel Dio che abbatte i superbi, ed esalta gli umili, non patì che la virtù del suo gran servo Valentino rimanesse nascosta nei recessi domestici; ma volle che più luminosa risplendesse sul trono dei Pastori d’Israele. Dopo essere insignito del carattere di Sacerdote, fu consacrato Vescovo di questa sua Patria dal S. Pastore e Martire Feliciano d’ordine del Sommo Pontefice S. Vittore. Valentino apparve ben tosto la viva fiaccola che illumina la Casa del Signore: fu il sale che produce l’incorruttibilità: fu la rugiada che rinfresca e ravviva. Al suo lume s’accessero le più splendenti faci della Chiesa Interamnense, i Saturnini, i Castuli, i Magni, i Luci, che coi loro splendori fecero bella corona alla Pontificale sua Sede. All’ombra di Lui germogliarono i bei gigli di verginità, le Agapi e Compagne, che s’imporporarono poi nel sanguinoso campo del Martirio. Noi siamo figli di Valentino per la fede: noi siamo discendenti di quei Martiri, di quelle Vergini. Ma quali somiglia

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SECONDO GIORNO La Fede conduce a quella sovrana Sapienza, che abbassa l’uomo fino al disprezzo di se medesimo, per aver gloria in Dio solo; laddove condanna la sapienza terrena, la quale gonfia l’uomo, e lo spinge fino al disprezzo di Dio, per gloriarsi in se medesimo. Al lume della celeste Sapienza S. Valentino, posta in non cale la nobiltà dei natali, e ciò che quaggiù è in onore, abbracciò avidamente la povertà di spirito, per la quale trovando in Cristo ogni ricchezza, reputò spregevole ogni cosa fuori di Lui. Quindi furono sue delizie la mortificazione, la preghiera, e quelle opere di pietà, le quali, se oggi sono derise da un secolo libertino, allora erano bestemmiate da un secolo Idolatra. Mio Dio! Qual lezione per noi! Per noi usati alla vanità ed alla superbia del mondo, per noi schivi fino alla nausea delle ricchezze del Cielo! Ah! Nel gran giorno ci troveremo in mano quel nulla, che si’ perdutamente apprezzammo in questa vita caduca! Tre Pater, Ave, Gloria. Preghiera O Lumin

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PRIMO GIORNO  La Provvidenza di Dio a fine di spronare e reggere gli animi nostri nella via della salute, suscitò il glorioso Vescovo e Martire S. Valentino ad aprirci di quelle Evangeliche virtù, per le quali s’illustra la santità del Pastore, e così deve prodursi la santificazione della Greggia. Prevenuto dalle benedizioni celesti, Valentino fin dagli anni più teneri fece tesoro di quella Fede, che ereditata da piissimi e nobili Genitori, fu l’oggetto del suo zelo, delle sue fatiche, e dè suoi trionfi. Cacciato dall’anima sua pel Battesimo il principe delle tenebre, non poté mai più riguadagnarvi l’accesso: né lo scandalo dei maggiori, né le suggestioni degli empi valsero a smuovere la fortezza di quell’animo, che nell’età più mobile era immobilmente fondato nella Pietra angolare, Cristo Gesù. Noi pure avemmo il dono della Fede; noi pure fummo sottratti per la Grazia al giogo di Satana. Ma che? Vacillò sovente la Fede, tornò sovente il nemico a guastare l’albergo della Grazia, l’anim